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14 Dicembre 2016

IN MEZZO ALLA GUERRA, LA PACE

IN MEZZO ALLA GUERRA, LA PACE

 

Sono passati ormai tre anni dallo scoppio dell’ennesima guerra civile in Sud Sudan. Era il dicembre 2013, quando soldati fedeli al presidente Salva Kiir, di etnia dinka, hanno iniziato a perseguitare nella capitale Juba i civili di etnia nuer, scatenando la ribellione dei soldati nuer, che a loro volta hanno preso le armi con lo scopo di deporre il presidente Kiir, guidati nell’insurrezione dal vice presidente Machar.

In una sola settimana di combattimenti sono state uccise mille persone. Machar è stato costretto ad abbandonare Juba, la capitale del Sud Sudan, ma con lui si è unita parte dell’esercito. Nei tre anni successivi entrambe le parti si sono macchiate di orribili crimini di guerra nei confronti dei civili, inclusi stupri di massa su base etnica e omicidi.

Nell’agosto del 2015 i due contendenti hanno raggiunto un accordo di pace. Secondo il trattato, Machar doveva rientrare a Juba e assumere nuovamente la carica di vicepresidente. Ma invece di smilitarizzare Juba, il leader dei ribelli ha imposto di entrare nella capitale con le sue truppe come garanzia e protezione. Il parlamento di transizione non è stato in grado di eleggere il presidente, a causa delle divisioni in seno all’assemblea. Appena pochi mesi dopo la firma, anche Kiir ha iniziato a boicottare l’accordo di pace. Un punto della risoluzione prevedeva che Machar avesse il governo di due delle dieci regioni della nazione. Ma Kiir l’ha resa inattuabile, dividendo le dieci regioni in 28 province. Questo stallo politico ha fatto riesplodere gli scontri soprattutto nel nordest del Paese, dove le truppe sono ancora schierate.

A questo va aggiunto l’incapacità di affrontare la grave crisi economica del Paese. A causa delle spese di guerra del governo, della scomparsa di circa un miliardo di dollari dalla banca centrale e del crollo del prezzo del petrolio, unica ricchezza della nazione, l’inflazione ha superato il 300%, il tasso più alto al mondo. La moneta si è svalutata del 90%in cinque anni. I dipendenti statali non ricevono lo stipendio da mesi e insegnanti, medici e giudici sono in continuo sciopero.

Dall’inizio della guerra civile nel dicembre del 2013 in Sud Sudan sono state uccise almeno 50mila persone, più di 2,3 milioni sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni e circa 6 milioni sono a rischio di fame. Il 70% delle scuole sono state chiuse a causa dei combattimenti.

Nel rapporto stilato dagli inviati delle Nazioni Unite a fine novembre si denuncia la presenza di condizioni tali da parlare di genocidio: l’incitamento all’odio, repressioni ai danni della libertà di informazione e della società civile e profonde divisioni tra le 64 tribù del Sud Sudan.

In questo terribile scenario, di paura, violenze, povertà e fame, ci arrivano le notizie di chi non smette di sognare un futuro diverso. Giovedì 8 dicembre i bambini della scuola primaria Loreto a Rumbek hanno festeggiato il giorno della pace, issando nel cortile la bandiera del Sud Sudan insieme alla bandiera della pace, regalata alla direttrice suor Orla Treacy dal comune di Gussago (Brescia) nel suo recente viaggio in Italia. Un arcobaleno di colori, unito ai sorrisi e ai giochi di tanti giovanissimi, che ci richiamano al nostro impegno per dare loro voce, nonostante il frastuono della guerra.

(fonte: The Post Internazionale)

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