4/12/2015 – Tre “C” descrivono la situazione di migliaia di persone in questo momento. Sono le iniziali delle questioni più scottanti su cui si concentrano le notizie che stanno arrivando dal Sud Sudan: cibo – che scarseggia, e si trova nei mercati locali a prezzi inaccessibili; cultura – quella che molte comunità cercano di tutelare e sviluppare per dare alle nuove generazioni un futuro diverso; e poi c’è il conflitto, che continua a rubare la gioventù a centinaia di ragazzi facendo loro imbracciare le armi e istigando in loro odio e violenza.
La sopravvivenza sta diventando sempre più difficile, anche nella capitale sud sudanese Juba. Il prezzo delle derrate alimentari è alle stelle: gli ultimi dati del Catholic Radio Network ci informano che il prezzo minimo per 50 chili di farina si aggira attorno ai 100 euro, mentre per lo stesso quantitativo di fagioli si arriva a spendere quasi 200 euro.
Tutto questo mentre da più parti arriva l’appello ai giovani affinché non seguano gli altri nella boscaglia per combattere. Anche dal vicesindaco di Yei, Silvano Ali, nei giorni scorsi è arrivato un messaggio chiaro ai ragazzi: «Seguite la formazione professionale, abbiate a cuore lo sviluppo della nazione e in questo cammino culturale sia il vostro impegno per la fine di ogni ostilità». E ha aggiunto un monito: «Unirsi alla guerra nella boscaglia non è un atto eroico, al contrario non fa altro che aumentare le sofferenze di una popolazione già stremata dai continui combattimenti, che hanno generato solo sfollati e morti».
Nel frattempo, le parti in lotta continuano a violare il cessate il fuoco concordato nel mese di agosto, mettendo a rischio i progressi – se pure lenti – verso una transizione politica e spingendo il processo di pace ad un punto critico. Secondo Hervé Ladsous, sottosegretario generale per le operazioni di peacekeeping delle Nazioni Unite, «il Consiglio di Sicurezza dell’ONU e i partner internazionali di IGAD Plus dovrebbero investire politicamente per sostenere il cammino verso la pace».
Di qui la sua proposta, avanzata al Consiglio di Sicurezza, di approvare ulteriori 1.100 caschi blu per monitorare l’attuazione dell’accordo di pace in Sud Sudan. «E’ necessario un lavoro collettivo che permetta di aumentare la collaborazione delle parti belligeranti sud sudanesi per raggiungere l’obiettivo e porre fine al conflitto» ha esortato Ladsous.
(fonti: Catholic Radio Network, UN News Centre)
4 Dicembre 2015