28/10/2015 – Gli investigatori dell’Unione Africana hanno scoperto fosse comuni in Sud Sudan e hanno trovato prove di crimini orribili, compreso il cannibalismo forzato, secondo un rapporto pubblicato ieri dall’organizzazione. Il documento, inoltre, accusa la fazione di Salva Kiir implicata nel conflitto del reclutamento di una forza tribale irregolare prima dello scoppio della guerra nel dicembre 2013, e il tentativo di colpo di Stato da parte dell’opposizione guidata da Riek Machar.
Le truppe governative avrebbero perpetrato massacri di massa organizzati nei confronti di membri di etnia Nuer nella capitale Juba. Quando sono scoppiati gli scontri, Machar, di etnia Nuer, è diventato leader dei ribelli. Nei mesi successivi, centinaia di uomini di etnia Nuer sono stati arrestati e fucilati, e sono state scoperte fosse comuni che gettano ulteriori ombre sul governo di Salva Kiir. Si suppone che gli autori di queste stragi – descritti nel rapporto come “forze governative” – abbiano torturato le loro vittime, costringendole anche ad essere bruciate vive o a mangiare carne umana.
Le uccisioni sono state «un’operazione militare organizzata che non avrebbe potuto avere successo senza gli sforzi congiunti dei vari attori coinvolti nelle milizie e nella cerchia governativa», si legge nel rapporto dell’Unione Africana. «In tutta Juba sono stati istituiti posti di blocco e sono state intrapresi rastrellamenti casa per casa da parte delle forze di sicurezza – prosegue il testo – e durante queste operazioni sono stati presi di mira giovani di etnia Nuer dai 15 ai 18 anni, poi raccolti in un unico posto e uccisi in massa».
Stando alle fonti citate nel rapporto, il gruppo di assassini sarebbe stato composto da soldati Dinka mobilitati a nord in seguito a una crisi di confine con il vicino Sudan nel 2012. Alcune di queste milizie sono state spostate a sud nel 2013 e successivamente avrebbero partecipato alle uccisioni.
Nel mezzo del massacro di Juba, Machar sarebbe fuggito dalla capitale e avrebbe in seguito mobilitato una rivolta che ha provocato attacchi di rappresaglia contro i Dinka, scatenando una spirale di violenza a Bor, Malakal e Bentiu con stupri e omicidi di persone nelle chiese e negli ospedali. Una vendetta che si è consumata talmente in fretta da far ipotizzare una regia altrettanto coordinata all’opposizione.
(fonte: BBC News)