A far ben sperare per il futuro è stato l’annuncio, il 6 giugno scorso, dell’accordo di costruzione del primo oleodotto sud sudanese, che dovrebbe collegare i pozzi di petrolio del Sud con il porto di Lamu, in Kenya, permettendo così al paese di liberarsi dall’obbligo di transito nel condotto sudanese e dal peso dei sempre difficili rapporti con il governo di Khartoum. Un progetto estremamente ambizioso per il governo di Juba, che, secondo gli esperti, costerà all’incirca 4mld di dollari. La notizia forse curiosa è che a costruirlo sarà interamente la Toyota, il colosso giapponese. Lo ha annunciato alla stampa il ministro per il Commercio e l’Industria del Sud Sudan, Garang Diing Akuong, dal Giappone, dove sembra sia andato per gli ultimi accordi. Un mega investimento per il governo giapponese, che però è tradizionalmente acquirente del prezioso greggio di Juba, povero di zolfo ed altamente pregiato, e di cui, come la Cina, ha estremo bisogno, non avendone di proprio. Per questo fin dallo scorso anno, il Giappone ha già sostenuto numerosi investimenti soprattutto nello sviluppo di strutture per favorire gli scambi commerciali tra il Sud Sudan e i paesi vicini, Kenya, Uganda, ed Etiopia in testa, come per esempio il ponte sul Nilo Bianco ed il porto fluviale di Juba che è stato da poco ampliato.