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14 Maggio 2013

SUD SUDAN, ULTIME NOTIZIE

Jonglei, nella regione non c’è pace ed il conflitto colpisce anche le ONG attive sul territorio.

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Mentre la popolazione sud sudanese fa i conti con il drammatico aumento dei prezzi alimentari, gruppi di soldati hanno saccheggiato un ospedale e alcuni uffici di organizzazioni non governative straniere a Jonglei, la controversa regione di confine del Sud Sudan dove l’esercito da mesi sta tentando di contrastare l’offensiva di una formazione ribelle Yau Yau, per lo più di etnia Murle, che ha costretto solo l’anno scorso almeno 17.000 persone a lasciare le proprie case.

Secondo Misna, i militari hanno saccheggiato un ospedale di Médecins Sans Frontières (MSF) e messo a soqquadro gli uffici di altre ONG, portando via beni essenziali come cibo e coperte destinati alla popolazione, ma anche apparecchi elettromedicali.

La città di Pibor, dove è avvenuto l’episodio, è uno dei punti caldi della regione, storicamente instabile. Proprio lì vicino in aprile furono uccisi in un’imboscata cinque peacekeeper e sette funzionari della Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (Unmiss). Negli ultimi mesi la situazione è molto peggiorata: gli scontri a fuoco sono divenuti più frequenti e hanno raggiunto i centri abitati. Inoltre, gruppi di militari di stanza nell’area, protestano contro il mancato pagamento di tre mesi di stipendio.

In questo contesto si moltiplicano gli appelli alla pace e l’apertura di un negoziato per porre fine al conflitto. Monsignor Paride Taban, vescovo emerito di Torit, e promotore di un comitato di riconciliazione, ha sottolineato il rischio che il conflitto assuma la forma di “una guerra tra comunità”, contrapponendo ancora una volta tra loro le etnie di un paese divenuto indipendente due anni fa dopo la fine di una lunga guerra civile.

Nel frattempo, il Sud Sudan registra il primo grave aumento di inflazione, aumentato in media oltre l’11% su tutto il vasto territorio sud sudanese, principalmente a causa dell’eccessivo rincaro dei prodotti alimentari. Un rincaro che affligge le già critiche condizioni della popolazione, tra le più povere del mondo (il 99% vive con meno di 1$ al giorno), spesso non in grado di sfamare adeguatamente i propri figli, e che peggiora una già grave crisi umanitaria registrata in tutto il resto del territorio sud sudanese, in piena pace, proprio a causa della cronica mancanza di cibo e della difficoltà di acquisto dei prodotti presenti sul mercato. Una situazione difficile, dove per noi è importante intervenire subito: da un lato, continuando a promuovere lo sviluppo e la crescita economica attraverso i grandi progetti di istruzione e formazione che stiamo portando avanti, dall’altro proseguendo con il nostro programma di supporto nutrizionale materno infantile, promosso in tutto il territorio di Rumbek proprio per evitare una vera e propria strage silenziosa.

Per saperne di più visitate www.cesarsudan.org e seguitici su facebook!

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