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7 Maggio 2013

SEGNALI DI PACE TRA SUDAN E SUD SUDAN, TRA CONFLITTI E CRISI UMANITARIE. E INTANTO MILIONI DI BAMBINI E BAMBINE LOTTANO CONTRO LA FAME

            tn Gruppo donne S. Monica - Rk

Proseguono i tentativi di avvicinamento tra i leader del Sudan e del Sud Sudan, Omar El Bashir e Salva Kiir, per il riavvio del processo di pace dopo gli accordi sulle esportazioni di petrolio sud sudanese attraverso il nord, malgrado la situazione resti molto delicata nei e tra i due paesi.      

I conflitti accesi contro il governo centrale dai ribelli del Splm-N, l’esercito di liberazione del Sudan, nelle regioni di confine con il Sud Sudan, sono ancora fuori controllo, e, anche se i negoziati tra i ribelli e Khartoum proseguono ad Addis Abeba, sacche di guerriglia entrano anche in Sud Sudan, seminando ancora sangue e terrore. C’è poi il problema della regione contesa di Abyei dove due giorni fà si sono registrati nuovi violenti scontri tra due comunità ritenute alleate rispettivamente dei governi di Khartoum e di Juba, che ha portato alla morte, oltre a numerosi civili, di un importante capo tradizionale, scatenando così la rabbia e la rivolta degli abitanti, e di due peacemaker etiopici in missione Onu nell’area. Secondo la presidente della Commissione dell’Unione Africana, Nkosazana Dlamini-Zuma, l’episodio di domenica costituisce “un crimine odioso che minaccia la stabilità dell’area e i progressi ottenuti da Sudan e Sud Sudan nell’affrontare i problemi relativi alla sicurezza comune e le sfide di carattere socio-economico”. I toni dei due governi sono concilianti, ma le posizioni su quanto accaduto, però, restano molto diverse. Khartoum riporta il fatto ad un furto di bestiame sfociato in tragedia, Juba parla apertamente di attacco politico e mirato per eliminare il capo della comunità, figura di spicco del nazionalismo sud sudanese, ribadendo la volontà popolare di riportare Abyei in Sud Sudan.

Abyei è una delle regioni più ricche di petrolio di tutta l’Africa orientale ed è rimasta contesa tra i due paesi anche dopo gli accordi di pace e l’indipendenza del Sud Sudan. Nel 2011 si sarebbe dovuto tenere un referendum tra la popolazione per decidere, ma la consultazione non si è mai tenuta a causa delle impossibilità di decidere gli aventi diritto al voto: secondo Juba, sono solo i residenti Dinka, ma lì vivono anche i pastori arabi Misseriya, anche se solo per alcuni mesi l’anno.

 

Nel frattempo, l’insicurezza, l’enorme numero di sfollati in continuo arrivo e la mancanza di cibo continuano ad alimentare in Sud Sudan UNA VERA E PROPRIA CRISI UMANITARIA ED ALIMENTARE che, secondo le agenzie internazionali, vede oggi più di 4 milioni di persone a rischio. Tra questi, prima di tutto i bambini più piccoli, sotto i 5 anni, il cui 60% già soffre di malnutrizione grave cronica.

Un dramma silenzioso, quelle dei bambini sud sudanesi, schiacciato dal caos che regna in tutta l’area del Sahel, nel cuore dell’Africa, attraversato da troppe guerre e dove la vita di oltre 36 milioni di persone è appesa ad un filo.

Con il nostro programma di supporto nutrizionale materno infantile, studiato con i medici e gli operatori dei nostri centri ospedalieri nella regione di Rumbek, oltre a salvare i casi più gravi, aiutiamo le loro madri a prendersene cura e ad imparare a farlo anche da sole.

Un corsa contro il tempo per arrivare prima che la fame li uccida, per assicurarci che una nuova generazione possa andare a scuola e cambiare le sorti del suo paese.

Cibo e istruzione. Il diritto di ogni bambino o bambina.

Basta una donazione, anche piccola, un aiuto concreto o un piccolo lascito. Un piccolo gesto d’amore, insomma. Da parte di ciascuno di noi.

Per donare ora: http://cesarsudan.org/it/sostieni-cesar-sudan.html

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