“Proponiamo una cessazione delle ostilità per ragioni umanitarie” ha detto Yasir Arman, capo dei ribelli del Splm-N alla MISNA, andando all’incontro con i rappresentanti del governo di Khartoum che si terrà nei prossimi giorni ad Addis Adeba, in Etiopia.
Secondo il capo del Splm-N, il primo obiettivo è permettere l’assistenza ad un milione e più di persone costrette a lasciare le proprie case o subire danni e gravi conseguenze a causa del conflitto nelle regioni sudanesi, a confine tra i due paesi, dei Monti Nuba e del Nilo Blu che da due anni sono oggetto di contese tra le forze armate di Khartoum e i ribelli.
Purtroppo, dall’inizio degli scontri armati il governo sudanese ha impedito che gli aiuti umanitari raggiungessero le zone sotto il controllo dell’Splm-N e dato che la grande maggioranza degli sfollati vive proprio in quelle zone, lo stato di abbandono e disperazione in cui vive la popolazione è grave. Lo stesso Word Food Programma (Wfp) ha potuto riprendere da poco il Programma alimentare solo in una piccola area del Nilo Blu al confine con l’Etiopia.
Ma non è l’unico problema: i nodi da sciogliere saranno tanti e difficili e gli incontri, che inizieranno tra una settimana, non saranno facili. Già il fronte di liberazione del Sudan parla di oltre 600 persone arrestate con l’accusa di stare dalla parte dei ribelli dei Monti Nuba o del Nilo Blu, e che le promesse di liberazione e di cessazione delle ritorsioni di Bashir siano solo propaganda. Denunce che non aiutano certo l’avvio del negoziato.
D’altronde, qualunque ipotetico accordo di pace, con l’aiuto della mediazione dell’Unione Africana, sarebbe importantissimo perché aprirebbe la possibilità di un negoziato più ampio che includa anche la regione occidentale del Darfur, altro fronte caldo in Sudan nella guerra contro il governo di Khartoum.
E in questo difficile contesto, restano al centro i recenti accordi e i tentativi di normalizzazione dei rapporti tra il Sudan e il Sud Sudan, che ha visto anche la storica visita di Bashir a Juba. Il capo dei ribelli però, spiega a Misna che il conflitto nei Monti Nuba e del Nilo Blu sono problemi interni al Sudan, e non riguardano i rapporti con il Sud Sudan, respingendo con decisione anche l’accusa che sia quest’ultimo paese a sostenere l’Splm-N o addirittuta fornisca loro armi. “Noi – sostiene Arman – controlliamo il 40% della frontiera tra i due paesi e siamo favorevoli che i loro rapporti restino buoni”.