Oggi siamo stati ospiti del convegno internazionale sul tema “Bambini nelle situazioni di crisi protratte: nuove prospettive”, tenutosi a Villa del Principe – Palazzo di Andrea Doria, a Genova. L’evento, organizzato dall’ambasciata e consolato della Repubblica del Sudafrica a Genova, ha voluto ricordare la strage di giovani avvenuta a Soweto nel 1976 da parte della polizia in seguito alle proteste contro l’obbligo dello studio della lingua Afrikaans (utilizzata solo dai bianchi) nelle scuole a maggioranza nera.
Tra gli speaker del convegno anche il presidente Mariangela Rossini, chiamata a descrivere la situazione del Sud Sudan tra guerra, povertà, fame ed emergenza sfollati. Ad emergere sono stati soprattutto i dati dell’OCHA: «Oltre 2,3 milioni di persone (una ogni cinque sulla popolazione totale) sono state costrette a lasciare la propria casa, rifugiandosi nei Paesi confinanti (Kenya e Uganda soprattutto) o spostandosi in altre aree del Paese; gli sfollati interni al Paese sono 1,66 milioni, di cui il 53,4% sono bambini».
Un contesto che lascia poco spazio alla possibilità di ricevere un’istruzione; oltre 500.000 bambini sotto i 5 anni si trovano in condizioni di malnutrizione grave, per non parlare della piaga dei bambini soldato – oltre 15.000 – reclutati dai gruppi armati locali.
«La nostra mission specifica è intervenire nei due settori più significativi per la crescita fisica e umana dei più piccoli e dei giovani: l’istruzione e l’assistenza sanitaria» ha specificato Mariangela Rossini, spiegando da un lato l’intensa collaborazione con il dipartimento educativo della diocesi sud sudanese di Rumbek nello sviluppo di asili, scuole e centri di formazione professionale, e dall’altro il sostegno a programmi in contrasto alla malnutrizione per migliaia di bambini e per le loro mamme, insieme all’organizzazione umanitaria Arkangelo Ali Association.
Infine l’appello: «I dati di UNHCR e Programma Alimentare Mondiale parlano chiaro: c’è bisogno urgente di sostegno a queste popolazioni, che il conflitto, la carestia e la siccità hanno costretto ad un esodo forzato. Sono necessari almeno 1,4 miliardi di dollari per fornire loro assistenza. Si tratta di un appello che non può lasciare indifferenti, e al quale Fondazione Cesar si unisce con forza, considerando che la metà dei rifugiati sono bambini o minori, e che il tasso di fuga dal Sud Sudan sta superando le stime già pessimistiche ipotizzate dalle agenzie umanitarie».