29 marzo 2017 – La gente del Sud Sudan vuole la pace. Ma come realizzarla? Nel terzo anno dal riaccendersi del conflitto, un team di giornalisti ha chiesto ai cittadini sud sudanesi come immaginano la pace. Le loro risposte sono state raccolte nell’iniziativa di sensibilizzazione A People’s Peace: un modo per fermarsi a riflettere sulle storie di tante persone che stanno sperimentando la fuga e la sofferenza, e per capire quanto sia fondamentale la pace. Ne abbiamo raccolte alcune:
Sono stata costretta a fuggire: milioni di sud sudanesi hanno dovuto abbandonare le loro case in cerca di un rifugio dalle violenze della guerra.
Sono stato separato dai miei genitori: dopo gli scontri scoppiati a Juba nel luglio 2016, Ramadan si è trovato solo. Ha cercato aiuto in una chiesa, dove c’erano altre centinaia di sfollati. Si sono presi cura di lui. Dopo mesi ha ritrovato i genitori, ma il trauma della sua esperienza lo ha segnato: oggi fatica a parlare.
Non so se mio marito è vivo: da due anni Adakien si sposta da un campo profughi all’altro dopo essere fuggita da casa. I suoi bambini stanno crescendo senza la possibilità di andare a scuola e senza un padre. Non sanno se è vivo e non hanno mezzi per contattarlo. Mangiano pane e foglie, nella paura che possano scoppiare improvvise violenze.
Non posso essere curato: Liah, originario di Bentiu, è arrivato a Juba per ricevere delle cure nel 2013, dopo aver perso la vista da un occhio. Non è stato possibile perché i medici sono scappati dalla città a causa della guerra. Oggi trascorre il suo tempo infermo a letto nel campo profughi di Juba, con la speranza di essere curato.
Ho perso la speranza: Angelo vive in un campo profughi a Malakal. La sua casa è stata bruciata durante un attacco e la sua famiglia lasciata a dormire all’ombra di un furgone. Vive nella disperazione di non poter avere la sicurezza necessaria per poter fare ritorno alla sua terra d’origine.
(fonte: Radio Tamazuj)