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4 Novembre 2021

La vita di padre Cesare: l’inusuale richiesta del vescovo, nei ricordi di Agostino Miozzo

Agostino Miozzo si è laureato nel 1980 in medicina e chirurgia all’Università degli studi di Milano, due anni più tardi si specializza in ostetricia e ginecologia all’Università di Harare, Zimbawe. Nel 1984 partecipa al corso tenuto dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Alla fine degli anni Ottanta entra nel Dipartimento della Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri. Nei primi anni Novanta è alla direzione generale della Cooperazione allo sviluppo, nel 2002 è al Dipartimento della Protezione civile. Nel 2006 con la Protezione Civile Italiana realizza Ponte Italia nella missione di Yirol (Sud Sudan). A fine 2010 viene nominato Managing Director for Crisis Response. Miozzo incontrò padre Mazzolari in occasione della costruzione del ponte di Yirol che sancì tra i due una grande amicizia e stima reciproca.


Agostino Miozzo a Yirol (Sud Sudan, 2006)

GUIDO MA È PROPRIO UN VESCOVO QUELLO CHE CI CHIEDE DI COSTRUIRE UN PONTE IN SUDAN?” di Agostino Miozzo

“Prima di approdare alla protezione civile nazionale avevo lavorato vent’anni nei paesi poveri dell’Africa e del terzo mondo e molto del mio tempo l’avevo passato con missionari. (…) Mi ero abituato a discutere con loro di progetti che prevedevano la realizzazione di strutture scolastiche, di centri di avviamento professionale, di strutture sanitarie, di forniture di beni di prima necessità o di strumenti utili ai loro progetti.  La richiesta che ci venne un giorno da un simpatico e amabile religioso, Mons. Cesare Mazzolari, Vescovo di Rumbek in Sud Sudan, fu in effetti particolare. Mazzolari ci chiedeva di realizzare un ponte nella sua diocesi, a Yirol, nel profondo Sud Sudan. (…) La cerimonia d’inaugurazione fu straordinaria e per tutti noi emozionante; alla presenza del nuovo presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, si consumarono riti propiziatori in un misto di sacro e profano: il ponte fu prima benedetto da Mons. Mazzolari, per poi passare sul cadavere sanguinante di un bue sgozzato per l’occasione e disteso a terra proprio all’inizio del ponte; secondo l’usanza locale saltare il bue sgozzato sarebbe stato un segno di buon auspicio per il futuro. (…) In effetti, il buon auspicio si è poi concretizzato: il ponte voluto da Monsignor Mazzolari ha cambiato la vita di quella popolazione facilitando e rendendo regolari i trasporti e la movimentazione della gente. (…) Porterò sempre nel mio cuore e nei miei ricordi l’immagine di quello straordinario uomo che tanti anni fa venne a farci una richiesta inusuale; compresi solo dopo qualche tempo tutti gli aspetti simbolici di quella incredibile e straordinaria richiesta”.

 

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