C’è una data fondamentale per il Sud Sudan, ed è quella della sua nascita ufficiale avvenuta il 9 luglio del 2011. Il percorso è stato un cammino lungo, doloroso, pieno di difficoltà che, purtroppo, permangono ancora oggi.
Noi di Cesar abbiamo conosciuto questa vicenda attraverso la testimonianza di padre Cesare Mazzolari che ha vissuto in prima persona il travagliato percorso per arrivare all’Indipendenza.
Sono passati dieci anni da quell’evento che rese il Sud Sudan autonomo dal Nord e una nazione con una storia intera da costruire. Un cammino che nel tempo si è dimostrato più complesso del previsto, perché subito dopo l’indipendenza proclamata il 9 luglio del 2011 (il referendum che la rese possibile, si svolse tra il 9 e il 15 gennaio 2011, con il 99% dei voti favorevoli), i rapporti con il Sudan al nord si mostrarono complicati.
Grave crisi dal 2013
La situazione ebbe un tracollo nel 2013 quando in Sud Sudan venne tentato un colpo di Stato, dove i sostenitori di Salva Kiir (etnia dinka/denka) si scontrarono con i gruppi fedeli all’ex vicepresidente Riek Machar (etnia nuer), esonerato dal governo a causa dei forti contrasti con Kiir.
Prese vita una guerra interna tra etnie che scatenò immani violenze, la morte di migliaia di persone e la fuga di 4milioni di sudsudanesi diretti in altre aree del Sud Sudan o nei Paesi vicini in cerca di riparo.
Un conflitto che peggiorò ancora la situazione del Sud Sudan nel 2015 e 2016 con conflitti etnici, fino alla firma della pace avvenuta nel 2018 e la formazione di un governo di transizione nel febbraio del 2020.
Una guerra lunga, che nel corso degli anni ha provocato la morte di circa 400mila persone.
A distanza di dieci anni, a quanto emerge da una indagine di Luka Biong Deng Kuol del Peace Research Institute Oslo (Prio), Università di Juba, Rift Valley Institute, comparsa sul dossier realizzato da “Nigrizia” per il decennale dell’anniversario: “Uno su tre lo commemorerà nelle squallide condizioni di un campo profughi, come sfollato o rifugiato. Sei su dieci lo festeggeranno senza essere in grado di procurarsi da mangiare, mentre alcuni potrebbero perfino morire di fame. Due bambini su cinque, nati dopo il 2011, lo vedranno da malnutriti così come il 20% delle madri che stanno aspettando un figlio o che lo stanno allattando. Circa 400mila non potranno ricordarlo affatto perché le loro vite innocenti sono state spazzate via dalla guerra civile. I sopravvissuti lo onoreranno, pur essendo ancora traumatizzati dalle violenze del conflitto. E, cosa più grave, lo celebreranno divisi: la guerra civile ha in – fatti eroso ulteriormente la coesione sociale e ha seminato diffidenza all’interno e tra le comunità”.
Il decennale e le elezioni nel 2023
Una ricorrenza, quella dei 10 anni di Indipendenza dal Nord, che molti sudsudanesi vivranno con dolore e con un senso costante di precarietà nelle loro vite segnate dalla sofferenza, dall’angoscia e da una sensazione pericolo di incombente, dovute alle continue guerra interne tra le differenti etnie presenti nel territorio.
Per il 2023 sono previste le libere elezioni. Per i sudsudanesi questa sarà davvero una grande opportunità se ci saranno nuovi candidati, perché potranno votare con la speranza di trovare un governo con tutti gli elementi e componenti necessari a portare il Sud Sudan lontano e fuori dalla crisi che lo tormenta da tempo.
Il martirio del Sud Sudan
Il Sud Sudan è una terra martirizzata da sempre. Nel 1956 scoppiò la Prima guerra civile sudanese, messa in atto dall’Esercito di Liberazione del Popolo del Sudan (ELPS) al fine di ottenere l’indipendenza dal Sudan.
Nel 1972 si formò la regione autonoma del Sud Sudan, abolita nel 1983.
La pace era ancora lontana e cominciò la Seconda guerra civile terminata nel 2005 con la firma della pace. L’accordo tra l’ELPS e ed il governo centrale pose un freno a quello stato bellicoso interno attivo da quasi 50 anni, permettendo la rifondazione dello Stato e la regolamentazione dell’ordinamento democratico del Sud Sudan e dello Stato centrale e dei loro rapporti.
A conseguenza di questi continui conflitti in Sud Sudan è però mancata la costruzione di infrastrutture, di strade e si è scatenata la distruzione di molte aree del Paese con la conseguente fuga di centinaia di migliaia di profughi.
Nel corso dei conflitti sarebbero morte più di 2,5 milioni di persone, 5 milioni risultano essere gli emigrati all’estero, mentre altri hanno dovuto subire spostamenti dai loro paesi e dalle loro zone d’origine.
Dopo l’ufficializzazione dell’indipendenza del Sud Sudan nel 2011 i rapporti con il Nord restarono ancora complicati per certi aspetti. In Sud Sudan la situazione precipitò nel 2013 con lo svilupparsi di continui conflitti interni tra etnie che ancora oggi assillano uno dei Paesi più poveri al mondo e sedati, in modo apparente, con la pace del 2018 e il governo del 2020.
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