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9 Luglio 2017

ANNIVERSARIO AMARO

Il 9 luglio di sei anni fa il Sud Sudan dichiarava la sua indipendenza. La bandiera alzata al vento era il segno di una libertà tanto attesa, sperata, e finalmente raggiunta. Tra la gente c’era il profumo di un nuovo domani. Ma nel dicembre 2013 il conflitto politico tra il presidente Salva Kiir e il suo primo oppositore Riek Machar si è trasformato in un conflitto etnico che ha messo in ginocchio il giovane Stato africano, gettandolo in una delle crisi umanitarie più gravi al mondo.

Nel 2011 il Sud Sudan era uno dei Paesi più poveri al mondo: non aveva strade asfaltate, infrastrutture adeguate, scuole e servizi; la maggioranza della popolazione sopravviveva di agricoltura di sussistenza. Aveva bisogno di crescere. L’unica fonte di reddito era il petrolio. Ma proprio la ricchezza derivante da questi ricavi si è rivelata la causa di un conflitto devastante, che Machar e Kiir hanno trasformato in uno scontro etnico tra Dinka e Nuer.

Da allora le violenze non sono ancora cessate, e insieme alla carestia costituiscono il fardello più pesante per la popolazione. Fame e paura. Tante vite sono andate perdute nel conflitto, molte altre ancora sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni per fuggire lontano, spesso verso Kenya e Uganda.

Forse in questo momento è la crisi più grande del pianeta. E finché non ci saranno sviluppi nel processo di pace, non potrà esserci sviluppo in tutti gli altri settori. Le festività per l’anniversario dell’indipendenza sono state ufficialmente cancellate da governo per mancanza di fondi. E’ un anniversario amaro, che tuttavia non può spegnere la missione umanitaria che ci contraddistingue, né la richiesta accorata di dialogo che viene dalla comunità internazionale.

 

 

 

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