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12 Novembre 2014

Dalle organizzazioni umanitarie, un appello per la pace

Si è concluso il vertice straordinario dell’IGAD, l’organismo africano intergovernativo delle Nazioni Unite che si occupa di sviluppo, pace e integrazione, con la partecipazione di molti capi di Stato, che ha prodotto l’ultimo, forse decisivo accordo, come già annunciato ieri da Nigrizia, con un calendario dettagliato per la cessazione delle ostilità in Sud Sudan. Gli inviati speciali dell’IGAD in Sud Sudan, hanno chiesto alle parti in conflitto di attuare rapidamente e seriamente tutte le misure necessarie a mettere fine allo scontro, senza indugio.

Nel frattempo, proprio in occasione del vertice, 51 organizzazioni umanitarie locali e internazionali hanno lanciato un appello per un immediato embargo delle armi, purtroppo arrivate in gran quantità sia ad una che all’altra parte in guerra, sottolineando con forza la necessità della fine di ogni ostilità e delle troppo, continue violenze sui civili di un conflitto che ha causato decine di migliaia di morti, saccheggi, stupri di massa, violenze di ogni genere e oltre un milione di sfollati. Questo perché in questi 11 mesi di conflitti e violenze, tutti gli accordi firmati dalle parti e promossi dall’IGAD non sono mai stati rispettati e dunque la preoccupazione resta alta, malgrado i tanti segnali di pace.

Proprio pochi giorni fa Salva Kiir, Presidente del Sud Sudan ed ex Comandante del Sudan People Liberation Army, ha incontrato il suo antico e acerrimo nemico, Omar Hassan Al Bashir, presidente del Sudan, per un primo colloquio in vista delle trattative sulle regioni ancora contese tra i due stati, ma anche per porre fine alle ingerenze che, secondo il governo di Salva Kiir, Khartoum continua ad esercitare nel conflitto interno, sostenendo i ribelli guidati da Rieck Machar (vedi precedente articolo)

Intanto la popolazione, tra violenze, pandemie e fame sta vivendo una crisi umanitaria senza precedenti. Se gli scontri non si fermano subito, l’arrivo della stagione secca non aiuterà a far ripartire i raccolti e le coltivazioni, andando ad aggravare una situazione già drammatica.

Dunque, ben venga la pressione e l’attenzione internazionale, fondamentale per portare la pace. Ma resta importantissimo il nostro aiuto, per superare con loro la crisi umanitaria e ricominciare la strada verso lo sviluppo e un futuro prospero, senza più guerre.

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