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30 Luglio 2014

E’ FINITO L’INCUBO PER MERIAM E PER LA SUA FAMIGLIA

La giovane cristiana condannata a morte per apostasia in Sudan, è arrivata qualche giorno fa a Roma per incontrare il Papa con suo marito, sud sudanese con passaporto americano, i loro due figli, Martin, di 2 anni, e Maya, la piccola partorita in catene nel carcere, che oggi ha soli 2 mesi. Ora sono finalmente arrivati a New York, dove ad accoglierli c’era un’intera nazione. 

Il suo caso aveva mobilitato il mondo intero: accusata di apostasia dal tribunale islamico di Khartoum, in quanto cristiana anche se figlia di padre mussulmano, e costretta a subire 100 frustate per aver sposato un cristiano, era stata condannata a morte dopo che si era rifiutata di rinnegare la propria fede. Grazie soprattutto al forte pressing della comunità internazionale, che ha visto in prima fila l’Italia con numerose iniziative di protesta e raccolte di firme, il governo sudanese ha deciso di liberarla. Grazie poi al tempestivo intervento del nostro vice ministro degli Esteri, Lapo Pistelli, pochi giorni dopo Meriam è potuta partire alla volta dell’Italia, con il plauso del Governo americano che ha oggi accolto la famiglia. Il Santo Padre ha voluto incontrare lei e la sua famiglia e ringraziarla per la sua «testimonianza di fede», per il suo «eroismo» e la sua «costanza».

Anche noi di Cesar ci siamo mobilitati ed abbiamo seguito la sua storia da vicino, ben conoscendo la durezza delle leggi imposte dal Governo di Khartoum e ci uniamo all’abbraccio di tutti per salutare Meriam ed augurare a lei ed alla sua famiglia tutta la serenità che spetta adesso loro.

 

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