Il nostro Paese è il quinto ad aver ratificato il Trattato internazionale sul commercio di armi, sottoscritto a giugno da 60 paesi delle Nazioni Unite, che regolerà l’export di armi e munizioni, soprattutto verso paesi in guerra o in cui si violano i diritti umani, come il Sudan. Era atteso da dieci anni.
Il 25 settembre l’aula del Senato ha votato all’unanimità la ratifica del testo, che era già stato approvato alla Camera e quindi ora è legge dello Stato. Un passaggio importante se si pensa che l’Italia è l’ottavo produttore di armi al mondo e tra i primi nell’esportazione. Solo nel 2011 le autorizzazioni all’esportazione hanno superato i tre miliardi di euro (di cui solo il 67 per cento è diretto a paesi esterni all’Unione europea e alla Nato); in passato sono state molte le denunce verso l’Italia di commerci illegali di armi verso paesi in guerra o in piena violazione dei diritti, come appunto il Sudan, da anni sotto accusa per i genocidi e i crimini commessi contro l’umanità, con cui il nostro paese ha però intrattenuto molti rapporti per anni.
Con questa firma le cose dovrebbero cambiare. Il nostro paese si è impegnato a regolamentare tutti i trasferimenti di armi convenzionali, munizioni o componenti e a “proibire l’export di armi convenzionali, munizioni o componenti verso paesi in cui si è a conoscenza del fatto che verranno utilizzati per commettere crimini di guerra, genocidio, attacchi contro civili “ed altre gravi violazioni della Convenzione di Ginevra.
Il Trattato internazionale firmato a giugno, deve essere ratificato ora da almeno altri 45 Stati perché diventi vincolante.
Il giro d’affari globale del commercio di armi e munizioni ammonta ad oltre 85 miliardi di dollari; per questo la presenza di importanti paesi come gli Stati Uniti, in genere restii alla ratifica di trattati internazionali, rende questo Trattato un passaggio davvero storico.