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6 Febbraio 2012

Rumbek: Incontro con il Ministro dello sport e cultura del Sud Sudan

L’incontro col Ministro dello Sport e della Cultura è programmato per le 9.30 presso il Ministero. Ci è stato annunciato che sará presente anche il Governatore dei Lake States.

Arriviamo al Ministero in perfetto orario, distando questo poche miglia dal Pandoor, dove siamo alloggiati. La delegazione è formata da Padre John Mathiang, Jonathan, Antonio ed io.

Ad essere sincero, il meeting mi mette un pó di ansia. Sará forse per il Kalashnikov della notte precedente, o per la diffidenza che c’è nei confronti degli stranieri da qualche tempo, o semplicemente perchè un Ministro è sempre un Ministro. Ad ogni buon modo, ho pensato che nella mia attività politica vissuta negli anni scorsi, ho avuto occasione di incontrare Ministri, Presidenti del consiglio ed altri illustri rappresentanti dello Stato, sempre cavandomela egregiamente, per cui tutto sommato sarebbe stato come tornare nelle precedenti vesti. 

Mi sono portato un vestito, ma Father John Mathiang, mi ha detto che non è il caso di sfoggiare eleganza, per cui indosso camicia, pantaloni e scarponcini da trekking. In Italia non mi avrebbero nemmeno fatto entrare nel Ministero.

L’edificio che ospita il Ministero è una vecchia casa, residuo della colonizzazione Inglese. È una struttura rettangolare, circa otto metri per quindici, ad un solo piano, rialzato di cinque scalini da terra. Affermare che la struttura è povera nella sua essenzialità post bellica, è ancora troppo riduttivo.

All’interno ci sono alcune piccole stanze, e sulla porta di una di queste c’è scritto General Director.

Veniamo accolti in questa stanza, buia all’inverosimile, ed io con la mia miopia faccio una fatica bestiale a capire chi ci attende.

Di fronte alla porta di ingresso dell’ufficio, c’è una scrivania, dietro alla quale sta seduto il General Director, il Colonnello Mr. William Madong.

Alle sue spalle una piccola finestra lascia passare una fievole luce, creando un contro luce ancor più fastidioso. A sinistra della scrivania le tre poltrone sono occupate da altrettante persone, mentre alla destra e di fronte le poltrone servono per noi.

I Dinka sono un popolo nilotico dalla pelle nerissima, penso che siano il popolo con la pelle più scura che esista, e nel buio della stanza, col controluce della finestra, fatico a capire i volti di chi ho di fronte.

Fortunatamente il General Director dice ad un suo attendente di accendere il generatore per dare luce alla camera, e dopo pochi minuti compare la luce nella camera. Io in modo poco diplomatico, esasperato dal buio, esclamo un “Fiat Lux!”, che fortunatamente non viene capito dai nostri ospiti.

Sulla scrivania ci sono 5 coppe vinte dalle squadre sportive locali durante le recenti gare della “Governor’sCup”, che il General Director ci mostra con grande orgoglio.

Le presentazioni sono dettagliate, come accade sempre con i Dinka.

Il general Director ci avvisa che purtroppo il Ministro e il Governatore sono impegnati a poche centinaia di metri di distanza, in un altro meeting, urgente. Immaginiamo il motivo dell’urgenza sia la sparatoria della sera precedente, e dei frequenti scontri armati tra clan tribali contrapposti per il controllo dei pascoli e delle mandrie.

Superato il primo impasse di timidezza reciproca, si instaura rapidamente una piacevole conversazione. Il fatto che io conosca il Sud Sudan dal 1999, e che l’allora Commissioner di Yirol mi donò un appezzamento di terra per costruire la mia casa in Sud Sudan, rende tutto più semplice. Ovviamente fu una donazione puramente virtuale, ma che rappresentava una forma di riconoscenza per il mio impegno in un momento così drammatico per il popolo del Sud Sudan.

Il progetto che illustro è quello di installare a Rumbek una scuola di calcio, voluta dal Bishop Mazzolari pochi mesi prima che morisse, per avvicinare i giovani allo sport in modo professionale. É una visione che ebbe il nostro Bishop e che trovò subito riscontro sia in Sud Sudan che in Italia.

Il nostro partner è il GISS (Genova International Soccer School): una accademia che cerca talenti in giro per il mondo, e li aiuta a sviluppare le loro capacità, affinché possano diventare professionisti del calcio moderno.

Il Presidente del GISS, Morris, ha sposato da subito il progetto, mettendosi a disposizione per venire a Rumbek e capire quali sono le condizioni di base.

Mr. Madong è entusiasta del progetto, e mette a nostra disposizione tutte le energie che ha. Con lui sono presenti all’incontro tre suoi collaboratori che organizzeranno la logistica del primo incontro, ed uno di loro allena una squadra di giovani di Rumbek.

Si tratta di fare un torneo di calcio con almeno 120 ragazzi tra 14 e 17 anni, dove i tre allenatori italiani, Morris ed un suo collaboratore studieranno il calcio dei giovani Sud Sudanesi. Al meeting sarà presente anche il rappresentante di una importante squadra che gioca, in seria A in Italia.

Lo scopo di questa prima fase sarà quello di capire il livello loro qualitativo nel gioco del calcio, di vedere se ci sono ragazzi con talenti innati da sviluppare, di immaginare come impostare un primo campus per insegnare il calcio moderno.
Mr. Madong mi presenta una bozza di progetto, con allegato finanziamento, per la costruzione di un campo di calcio con dimensioni standard internazionali. Al contempo, un suo collaboratore mi fa presente che molti ragazzi, a suo parere, hanno un vero e proprio talento per il calcio, ma mancano allenatori capaci di sviluppare tali capacità, e a riprova di quanto dice mi racconta del successo ottenuto dalla recente competizione “Governor’scup”.

Dopo circa due ore di piacevole e costruttiva discussione, dove abbiamo deciso la data del torneo, a cui parteciperanno i tecnici italiani, e ci siamo suddivisi i compiti per la sua l’organizzazione, giunge la telefonata del Ministro che, scusandosi ancora per la sua assenza, ci invita a cena presso un piccolo ristorante libanese nelle vicinanze dell’aeroporto.

L’appuntamento era per le 19.30. Noi arriviamo con qualche minuto di ritardo, e troviamo il Ministro, Mr. Narik Manga Narik, seduto ad aspettarci. Ho subito pensato che siamo partiti male, perché odio arrivare in ritardo, invece il Ministro si mostra affabile e felice di poterci incontrare.

Mr. Narik Manga Narik, ci porge le scuse per il suo mancato appuntamento a nome dell’intero Governo dei Lake States, e si dice onorato di poter fare la nostra conoscenza. A riprova di questo è la presenza di due televisioni che riprendono il nostro incontro e i nostri discorsi ufficiali.

Il Ministro è una persona concreta, ci tiene a dire che é cattolico e che ha studiato nel seminario, spostandosi da un luogo all’altro a causa della guerra.

Dopo un primo approccio formale, nel quale mi dice di essere stato ragguagliato del General Director circa i particolari del progetto, il Ministro affronta da subito il problema in modo molto libero, informale, aiutato anche dalla convivialità della cena e dal mio carattere socievole. Egli mi racconta di come lo sport deve diventare uno strumento di educazione per i giovani del Sud Sudan, ricordandomi che il 65% della popolazione è giovane, e va motivata e disciplinata anche con lo sport, essendo questo un ottimo strumento per farlo.

Mi parla della carenza di infrastrutture, e delle priorità del nuovo Stato Sud Sudanese. Mi dice della difficoltà che hanno a formare insegnanti, ringraziando la CESAR per il TTC di Cueibet. Mi parla della mancanza assoluta di scuole per formare tecnici, essendo le poche scuole presenti solamente umanistiche. Mi parla dell’alto tasso di analfabetismo della popolazione. Mi racconta con orgoglio del progetto ambizioso di costruire una nuova città capitale che possa accogliere quattro milioni di abitanti, e del gruppo sud coreano che sta eseguendo il primo schema di urbanizzazione.

Il tempo scorre veloce, e si passa da argomenti futili ad argomenti importanti, come in una cena tra vecchi amici.

Quando gli dico che la mia generazione, in Italia, non ha la fortuna di non aver conosciuto la guerra sulla propria pelle, lui mi sorride e mi dice “la tua è una generazione fortunata…qui, i miei figli hanno conosciuto la guerra e io, mio padre e mio nonno abbiamo combattuto perdendo in guerra molti amici e parenti. Le persone che tu vedi sedute a questo tavolo, sono tutti ex combattenti….” vengo così a scoprire che anche il nostro Padre John Mathiang ha avuto un passato militare prima di diventare un bravo prete, e capisco il perché egli goda di una stima così elevata e non solo tra i suoi fedeli.

Padre John Mathiang, che ha un temperamento timido, mi sorride in modo amichevole, mi dice che è bello vivere senza la guerra, che il suo popolo ha sofferto molto e che ora cerca di riscattarsi tra enormi difficoltà.

Prima di lasciarci, mi impegno a contattare il Governo Italiano, per capire se ci sono i margini di una cooperazione tra i nostri Stati, nel progetto di costruzione del nuovo Stato Sud Sudanese. Io ritengo che l’Italia abbia tutte le caratteristiche, storiche e culturali, per poter giocare un ruolo importante nel Sud Sudan, e farò ogni cosa per convincere i nostri governanti di quanto possa essere fondamentale per la nostra Nazione essere in questa terra.

Ci lasciamo con un abbraccio e con la promessa di incontrarci nuovamente ad aprile.

Marco

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